L'EUROPA CHE NON C'è

03/03/2023 : 16:11

L’EUROPA CHE NON C’E'

 

      La prima forma di unificazione europea fu indubbiamente quella che si realizzò nell’ambito dell’impero romano; unificazione essenzialmente politica e giuridica. Però in ampi  territori come l’intera  Italia, la penisola Iberica, la Gallia, il Belgio, parte della Britannia, l’Illiria, ecc., l’unificazione  fu in gran parte anche culturale con   la diffusione   del latino che divenne la lingua di tutti coloro che erano alfabetizzati. Tale situazione sopravvisse per secoli anche dopo la caduta dell’impero romano d’occidente e le invasioni dei popoli barbarici che vennero più o meno efficacemente assimilati.  Nel IX secolo il Sacro Romano Impero di Carlo Magno arginò i processi di decadenza che si accentuavano mettendo ordine nelle istituzioni ecclesiastiche e ridando vigore alle attività culturali a cominciare col risanamento della lingua latina anche nei territori di origine germanica. Con Carlo Magno la diffusione del cristianesimo si estese a vaste regioni dell’area nordica e la chiesa cattolica divenne  sempre più elemento  di unificazione religiosa e di potere non solo spirituale. Durante i secoli del basso medioevo divampò spesso il  contrasto tra Impero, stati nazionali e Chiesa; nacquero le lingue neolatine ma il latino non si dileguò e continuò ad essere il linguaggio della liturgia della Chiesa e delle persone colte d’Europa. I commerci dall’area mediterranea giunsero, via terra e via mare, sino ai territori nordici, i mercanti divennero diffusori non solo di beni materiali ma anche di conoscenze. Le università furono frequentate da studenti e docenti di varia provenienza nazionale; essi si capivano tra loro e con i loro docenti perché sapevano parlare la lingua che era quella dell’alta cultura europea.

      Un evento di notevole gravità si verifica il 16 luglio 1054 quando a seguito di lunghe diatribe di carattere teologico e liturgico, con forti interferenze dell’imperatore di Bisanzio, viene scomunicato dai legati papali il patriarca bizantino Michele Cerulario che a sua volta scomunicò i legati pontifici.

Si determinò pertanto una definitiva rottura tra la chiesa d’oriente e quella d’occidente e vani risulteranno in seguito i tentativi di riconciliazione. Questa situazione tuttora sussistente è stata denominata scisma d’Oriente.

        Malgrado i contrasti e le guerre tra i vari stati, vennero a costituirsi a cominciare  dal 1096, per difendersi inizialmente dal crescente espansionismo islamico,  una serie di successive crociate che   se furono occasione  per effettuare congiuntamente imprese militari, produssero anche reciproca conoscenza e  partecipazione concreta ad unico ideale religioso. In altre parole le crociate furono un fenomeno europeo con ricadute non solo militari .

       Una grave crisi dell’Europa cattolica fu la guerra dei 100 anni (1337-1453)  iniziata per una questione dinastica tra Edoardo III di Inghilterra e Filippo IV di Francia.

      Mentre le guerre si perpetuavano,  Umanesimo e Rinascimento, sorti inizialmente in  Italia dalla fine del XIV alla metà del XVI secolo, si diffusero  in tutta l’Europa del centro, del nord e dell’ occidente,  incrementando ulteriormente una matrice culturale condivisa. La letteratura, le arti figurative, la teologia, la filosofia, pur nelle loro particolarità locali, ebbero tratti comuni di portata internazionale. In sintesi gran parte dell’Europa , pur con le continue lotte interne e le differenze locali , fu  percorsa da stessi fenomeni  di vasta portata; i principali furono: l’unità religiosa con il riconoscimento dell’autorità della chiesa cattolica e del papato, la lingua latina come lingua internazionale di tutte le classi colte, la condivisione di gran parte della cultura umanistica e rinascimentale. Ma, a cominciare dal 1517 una delle maggiori scissioni del mondo occidentale ebbe inizio producendo traumi definitivi e irreversibili, ad opera di un monaco agostiniano tedesco, Martin Lutero, dottissimo, abile, arrogante, violento e visionario polemista, temperamento orgoglioso e contraddittorio, afflitto da suggestioni e terrori esistenziali. Partendo dalla constatazione della corruzione del clero romano e soprattutto dalla scandalosa vendita delle indulgenze con cui Leone X intendeva acquisire denaro per la fabbrica di San Pietro di Roma, iniziò una riforma ecclesiastica tesa a demolire il cattolicesimo sia nelle sue strutture gerarchiche che teologiche e liturgiche. Non sette ma soli tre sacramenti, niente papa vescovi sacerdoti  monaci e suore; proclamò il sacerdozio universale, cioè tutti i cristiani in quanto tali  sono automaticamente sacerdoti. Unica autorità religiosa la Bibbia la cui interpretazione personale è diritto del singolo cristiano. In conseguenza effettuò con immane lavoro la traduzione della Bibbia in tedesco. La sua azione avrebbe potuto fare la fine di tante precedenti eresie invece ebbe una concomitanza di favorevoli situazioni politiche che ne determinarono un ampio successo. Staccarsi dalla Chiesa cattolica poteva comportare dei notevoli vantaggi materiali: si evitava di pagare le decime e ci si poteva appropriare degli enormi beni ecclesiastici. Così fecero alcuni principi tedeschi che aderirono alla riforma e dettero a Lutero protezione e sostegno.

       Alla riforma anticattolica luterana  se ne aggiunsero altre, quella di Zwingli coetaneo di Lutero che operò in alcuni cantoni svizzeri e subito dopo quella di Calvino che istaurò a Ginevra una specie di teocrazia per alcuni aspetti simile a quella fiorentina di Savonarola. La riforma anche per motivi politici si diffuse in gran parte d’Europa con alcune infiltrazioni anche in Italia. Il suo successo però non può essere spiegato solo con la corruzione della curia romana e la scandalosa vendita delle indulgenze e nemmeno con le motivazioni politiche. Un effetto rilevante ebbero anche i vasti sentimenti di invidia e di insofferenza nei confronti di una organizzazione concettualmente universalistica ma di fatto in gran parte dipendente dall’ambiente italiano ed in particolare romano; intervennero inoltre tendenze nazionalistiche come dimostrò lo scisma anglicano operato da Enrico VIII d’Inghilterra nel 1534. La riforma protestante produsse  inevitabilmente una forza operante anche nel campo politico-militare che, con il coinvolgimento di vari principi europei, sfociò in una lunga serie di guerre di religione a cominciare dalla cosiddetta  guerra dei trent’anni (1618-1648) che produsse circa 12 milioni di morti e fu iniziata  dall’Imperatore per imporre la fede cattolica entro tutti i suoi domini. In definitiva con la riforma protestante si viene ad infrangere in maniera definitiva l’unità religiosa dell’Europa e si esasperano le tensioni e le lotte tra gli stati, i quali ai contrasti per motivi egemonici, dinastici ed espansionistici aggiunsero in maniera spesso esasperata le motivazioni di differente appartenenza religiosa.

      Di fronte al dilagare della riforma protestante la chiesa cattolica, dopo qualche tentativo di possibile riconciliazione, dovette prendere atto che ormai aveva di fronte una forza aggressiva ed irriducibile nei confronti della quale non erano più plausibili tentativi di dialogo ma solo di energico contenimento. Si venne così  a costituire quella vasta istituzione di carattere dottrinale, teologico e disciplinare che per mezzo del noto concilio tridentino costituì la base della cosiddetta Controriforma,   che attualmente non piace a cattolici e clero progressista, ma che fu lo strumento atto ad evitare il totale naufragio del cattolicesimo; certo, come spesso accade nelle azioni umane essa non fu esente da  difetti più o meno gravi ma risultò, secondo le necessitanti circostanze, uno strumento efficace.

 

 

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       La scissione del mondo cristiano europeo ( e di derivazione europea) divenne persistente nel tempo e sino ai nostri giorni costituisce un elemento irriducibile di diversificazione malgrado l’accanita lotta messa in atto dalle lobbies transnazionali libertarie e massoniche per svalutare i sentimenti e le fedi religiose, lobbies che traggono la loro origine nel fenomeno politico, culturale e filosofico, sviluppatosi nel XVIII secolo, al quale fu dato l’appellativo di Illuminismo. Esaltando la ragione umana e la scienza, s’intendeva combattere l’ignoranza e le  superstizioni del passato ed in particolare le religioni rivelate; il medioevo veniva considerato un’epoca oscurantista di totale regresso ed era auspicabile una nuova era  seguendo i lumi dei nuovi “filosofi”, tra gli altri: Montesquieu, Voltaire, Rousseau. La cultura illuministica si diffuse in tutta l’Europa con esiti differenti, avversando tutte le forme di dispotismo, proclamando  principi di eguaglianza, giustizia e libertà realizzabili per mezzo di istituzioni politiche  democratiche. Questi principi in gran parte recepiti nell’attuale cultura politica contemporanea hanno però un rovescio della medaglia. Non riuscirono ad impedire che la rivoluzione francese del 1789, che da quei principi era nata,compisse lo sterminio di due milioni e mezzo di francesi di cui trecentomila ghigliottinati. Da allora la stessa ideologia, che in teoria dovrebbe essere per la tolleranza e la libertà d’opinione, produce ancor oggi atteggiamenti ostili e persecutori nei confronti di chi intende in qualche modo dissentire. Anche oggi gli eredi detentori dei lumi  assumono non di rado l’ atteggiamento di chi ritiene d’essere depositario di verità che  tutti devono ritenere inconfutabili.

      Ma sono state alcune madornali storture sul piano culturale, come prima accennato,  quelle che hanno evidenziato i maggiori aspetti negativi dell’illuminismo. Ad esempio il fraintendimento e la falsificazione del medioevo con l’affermarsi di luoghi comuni spesso tuttora persistenti. La precipitosa critica a tutto il passato ed al medioevo in particolare, col disconoscimento dei valori di civiltà da esso espressi (nel campo dell’arte, della letteratura, della ricerca filosofica, ecc) ha evidenziato una tendenza oltranzista ed intollerante nell’ interpretazione della storia che avrebbe assunto aspetti positivi solo dopo l’avvento dei filosofi inglesi e francesi del XVIII secolo. Gli eccessi dell’illuminismo vennero in parte bloccati dall’irruzione dell’impero napoleonico che fu un tentativo mal riuscito di dare unità e pace all’intera Europa. Si trattava infatti  di un’unità non spontanea ma imposta con le armi e basata sull’egemonia della Francia e fu pertanto di breve durata. L’impero di Carlo Magno e quello di Napoleone  sono due esempi di come un’unità europea basata prevalentemente su di una precostituita volontà politica non sia possibile realizzarla perché le differenze politiche, etniche, linguistiche e culturali sono difficili da conciliare. Fenomeni  di vasta estensione come l’illuminismo e successivamente il romanticismo, anche in conseguenza della rottura dell’unità religiosa verificatasi  nel cattolicesimo, non sono stati sufficienti a creare le condizioni per l’unità politica. Furono sufficienti però a creare le condizioni per mettere in crisi alcune monarchie europee di diritto divino favorendo il sorgere di stati nazionali aventi basi costituzionali. Questi evidenziando i tratti identitari dei vari popoli rivolsero spesso l’attenzione più alle loro particolari diversità che alle caratteristiche comuni. Ma gli stati nazionali dopo aver raggiunto più o meno faticosamente l’unità, spesso espressero l’idea di dover svolgere  specifiche missioni nel mondo affidate loro dalla Provvidenza, missioni che  spesso non erano fra loro compatibili  creando talvolta nuove situazioni di tensione. Ciò non ostante un’idea di unità europea come fraterna comunità di nazioni tra loro collaboranti fu da alcuni proposta, in particolare da Giuseppe Mazzini che riteneva necessaria un preliminare rovesciamento dei troni e delle dinastie e a tale scopo a fianco della Giovane Italia istituì nel 1834 anche una Giovane Europa. Nell’epoca attuale, pesantemente condizionata dalla globalizzazione,che è l’ideologia necessaria ad imporre l’egemonia di chi intende dettare le regole a cui debbono attenersi tutti gli  stati del mondo, il nazionalismo viene presentato dalla propaganda come un’idea perversa causa di tanti mali. In effetti chi vuol dominare il mondo è fortemente avvantaggiato se tutti i popoli, abbandonate le loro provvidenziali differenze e identità, istituiscano gli stessi sistemi di governo, utilizzino le  stesse regole economiche con relativi criteri finanziari e commerciali, si coalizzino per dissuadere anche con la violenza i dissenzienti, adottino gli stessi costumi di vita, acquistino vendano e consumino gli stessi tipi di prodotti e, soprattutto se, abbandonato qualsiasi pregiudizio etico, diano valore solo alla produttività, alla competizione, all’innovazione ed al mercato. E’ chiaro che chiunque in questa situazione volesse tener conto della tradizione e della storia dei popoli e della diversità delle culture, cioè chiunque parli di valori nazionali deve essere messo al bando.  La constatazione che i livelli culturali tendano a elevarsi se si creano, come nel passato, confronti tra differenti idee,  concezioni,  abitudini e usanze, viene a cozzare con la totalizzante monocultura globalista ispirata al modello angloamericano. Nelle narrative denigratorie delle identità nazionali, la propaganda tende subdolamente ad identificare il nazionalismo con lo sciovinismo, che è stato ed è un travisamento ed una degenerazione dell’idea di nazione e pertanto non utilizzabile ai fini della critica antinazionale.                                                    

 

      In definitiva si può dire che la storia degli stati d’Europa, inserendo in essa anche la prima e la seconda guerra mondiale, malgrado alcune tendenze e fenomeni culturali comuni, è stata in gran parte una storia di continui  e devastanti conflitti, con frequenti variazioni  dei confini territoriali e creazione perpetua di tensioni ed instabilità. Con la fine della seconda guerra mondiale l’Europa venne notoriamente a trovarsi spaccata in due, ad est gli stati occupati dall’Unione Sovietica, che costituirono il patto di Varsavia , ad ovest gli stati che aderendo al Trattato del Nord-Atlantico (NATO) dovettero accettare l’occupazione militare americana, che si prolunga sino ai nostri giorni, agli inizi  ufficialmente motivata con la necessità di difendersi da una eventuale aggressione  dei paesi comunisti dell’ Europa dell’est. Ma dopo la caduta del Muro di Berlino nell’agosto del 1989 e la successiva riunificazione delle due Germanie, una serie di disordini e brogli elettorali verificatesi col concorso della CIA statunitense determinavano la estromissione dell’ultimo presidente dell’Unione Sovietica, Sergeevich Gorbaciof. Con l’avvento del nuovo presidente filoamericano  El’cin veniva a completarsi il crollo dell’Unione Sovietica mentre dilagavano grosse speculazioni economiche  collegate a massicce privatizzazioni. A questo punto il Patto di Varsavia e l’Unione Sovietica non esistendo più  non doveva esistere più alcun pericolo per i paesi dell’Occidente. La NATO, alleanza militare dichiarata difensiva, non avrebbe pertanto avuto ormai ragion d’essere. Ma, se non fosse stato sin dall’inizio evidente, le truppe USA non avevano solo la funzione di difendere l’Europa ma di esercitare un egemonia ed un controllo su di essa come di altre parti del mondo. Attualmente in Europa sono presenti circa 74.000 militari americani e gli stati europei spendono intorno ai 4,8 miliardi annui per il mantenimento delle numerose basi NATO. In Italia ce ne sono 120 ma è noto che ne esistono altre segrete cioè non ufficialmente dichiarate.

Si legge nell’art.1 dello statuto della NATO che gli stati ad essa aderenti debbono  nei loro rapporti internazionali astenersi dal ricorrere alle minacce o all’uso della forza. Articolo questo che soprattutto dopo la caduta dell’Unione Sovietica e la dissoluzione del Patto di Varsavia ha iniziato ad essere totalmente disatteso. Inoltre gli USA, non dovendo più fronteggiare un forte e pericoloso avversario e ritenendosi in conseguenza lo stato più potente del mondo, hanno ritenuto di non aver più la necessità  di mantenere un amichevole e corretto rapporto con gli alleati della NATO. I criteri della politica estera americana hanno avuto pertanto  un progressivo cambiamento di forma e di sostanza. In primo luogo gli Stati Uniti hanno abrogato per loro l’uso del diritto internazionale , che dovrebbe essere rispettato solo dagli altri  ma ovviamente non da chi, avendo un’ eccezionale situazione egemonica, per poterla mantenere non può essere vincolato da  impegni e trattati. Unilateralmente pertanto sono usciti dagli accordi internazionali sulle emissioni inquinanti l’atmosfera e da quelli relativi alle limitazioni del nucleare, cancellando inoltre gli accordi sul nucleare con l’Iran. Non mantenendo la promessa fatta a suo tempo  a Gorbaciof dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia, che la NATO non si sarebbe espansa verso l’est verso il confine russo,, vi hanno invece fatto aderire Lettonia, Estonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Romania, Bulgaria, Croazia, Slovenia, Albania, Montenegro, Macedonia del nord, Cipro, Malta ed infine recentemente, Svezia e Finlandia. Lo scopo evidente è circondare tutte le frontiere occidentali della Russia che sarebbe gravemente colpevole di non voler accettare, come fa invece il resto d’Europa, l’egemonia  americana ed il  nuovo ordine mondiale. I rapporti fra USA con gli altri membri  della NATO sono intanto mutati  trasformando sostanzialmente gli alleati europei in sudditi; la trattativa diplomatica viene pertanto sempre più abbandonata e sostituita con l’imposizione, le sanzione e le minacce. Gli USA  non vogliono stabilire trattative e compromessi ma emanare ordini. Fra i tanti casi ne citiamo uno particolarmente significativo: la Germania, per aumentare la capacità annua di gas proveniente dalla Russia allo scopo di espandere i  suoi programmi industriali, era interessata alla messa in opera di un nuovo gasdotto denominato Nord Stream 2, il quale avrebbe dovuto attraversare il mar Baltico. Nel gennaio del 2019 l’ambasciatore USA in Germania inviava disposizioni di annullare il progetto minacciando gravi sanzioni. Nel dicembre 2019 l’intimazione veniva ripetuta. Succesivatemente il Presidente Biden ha mandato in Germania un inviato speciale per impedire a tutti i costi il proseguimento dell’opera. A tutti i costi significa anche con l’uso della forza, tenuto conto della presenza di abbondanti basi americane sul territorio (1). In altre parole gli USA ritengono di poter effettuare sanzioni, e se è il caso d’intervenire militarmente, contro un “alleato” che non intenda subordinare i propri interessi economici a quelli degli Stati Uniti e che inoltre prenda alquanto alla leggera le intimazioni e le minacce. Quali sono le motivazioni del comportamento americano ?

1° Gli USA dalla fine della seconda guerra mondiale hanno mantenuto in Germania truppe d’occupazione non solo a scopo di protezione contro reali o presunti pericoli provenienti dall’Unione Sovietica e poi dalla Russia ma anche per effettuare un continuo controllo sulla Germania stessa allo scopo d’impedire che essa si sviluppi troppo economicamente e possa eventualmente procedere  ad un preoccupante riarmo. Economia e riarmo devono cioè restare sotto il controllo americano.

2° La Germania malgrado una pesantissima sconfitta ha proceduto ad una totale ricostruzione ed è divenuta la maggior potenza economica d’Europa; per mantenere la situazione esistente ed incrementarla ha bisogno di energia, in pratica di gas combustibile. Questo veniva in parte assicurato dalle forniture russe a prezzo ragionevole. Il nuovo gasdotto Nord Stream 2 avrebbe dovuto costituire  un potenziamento industriale ed economico della Germania il che può comportare che in alcuni settori essa  diventi competitiva con gli USA. Da qui hanno origine le tensioni e le polemiche tra i due stati e  le preoccupazioni ed i crescenti sospetti degli USA nei confronti della Germania. E’ un dato di fatto che nuovi contingenti militari sono stati recentemente inviati sul territorio germanico, col pretesto di consolidare le strutture difensive, e che ulteriori minacce sono state aggiunte.

3° Gli USA dopo la fine della guerra fredda  hanno continuato, come abbiamo visto, a mantenere in vita la NATO  utilizzandola per le loro finalità egemoniche e per far questo hanno dovuto inventare un nuovo nemico da cui difendersi individuandolo nel nuovo stato russo. Ma come convincere, oltre che con l’intimidazione, certi governi degli “alleati” europei? In un modo molto semplice ed efficace, ampiamente collaudato: con la corruzione. In molti casi, vedi Italia, il sistema ha funzionato bene. Gli USA spendono cifre enormi per iscrivere ai loro libri paga molti governanti europei, ma per essi ne vale la pena perché i vantaggi superano le spese. Pertanto la NATO, e quindi gli stati europei, è stata coinvolta in varie guerre americane: Iraq, Siria, Afganistan, Libia, Bosnia, Kosovo. In definitiva la Russia deve essere  sabotata commercialmente e con vari tipi di sanzioni. No  pertanto al Nord Stream 2 (voluto dai tedeschi ma utile a tutta l’Europa), no al gas russo. Si al gas liquefatto degli scisti bituminosi americani venduto a prezzo notevolmente superiore a quello russo e necessitante inquinanti  “degassificatori”.

       Una minacciosa ingerenza degli USA, questa volta rivolta a tutti gli stati europei, si è manifestata anche quando alcuni di essi hanno ritenuto possibile e vantaggioso aderire alla via della seta proposta dalla Cina. Anche in questo caso le intimidazioni e la promessa di sanzioni hanno avuto un peso determinante per vanificare alquanto  l’iniziativa. La via commerciale della seta potrebbe infatti creare una forte concorrenza ai prodotti d’esportazione americani e pertanto non deve essere realizzata; che ciò contrasti con gli interessi europei non ha alcuna importanza anche perché molti membri dei governi europei hanno già dimostrato di avere più a cuore reconditi vantaggi personali che quelli dei loro paesi. Si potrebbe continuare con altri esempi ma ci si limita a ricordare che negli stati europei (esclusi forse in una certa misura la Francia e la Gran Bretagna) le nomine di presidenti della repubblica e del consiglio, i ministri degli esteri e della difesa, e i capi di stato maggiore delle forze armate, debbono avere  il beneplacito degli USA, anche se ciò avviene in maniera non ufficiale.

(1)Nel momento in cui scrivo sono già avvenuti nel Baltico i gravi attentati alle condutture sottomarine  dei gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2. Attentati questi che ha potuto compiere solo  chi ne ha interesse e dispone di mezzi e personale altamente specializzati.

 

 

           Il controllo degli USA sull’Europa si esercita anche attraverso altre vie: l’Unione Europea e la Banca Centrale Europea. Una volta assoggettati gli stati europei con l’adesione alla NATO, gli USA che avevano da tempo auspicato che essi si consociassero, in modo d’avere, soprattutto per le principali questioni economiche e politiche, un unico interlocutore più facilmente gestibile rispetto a tanti singoli stati separati, manovrarono a livello internazionale per agevolare la costituzione  di un’unione europea da utilizzare per i propri interessi. La dimostrazione evidente di questo stato di cose sta nel fatto che al momento giusto non si prese in considerazione  anche l’adesione all’Unione  della Russia. Ora, non è forse la Russia uno stato in buona parte geograficamente europeo? La sua lingua non appartiene ad un importante ceppo linguistico europeo, quello slavo? La sua storia e la sua cultura non è abbondantemente collegata a quella dell’Europa?  E allora perché si evitò d’includere la Russia non più sovietica  nella UE ? La risposta a questo ultimo interrogativo è estremamente semplice: perchè la Russia nell’UE non era possibile manipolarla come gli altri stati che subiscono l’egemonia americana e sono disponibili  ad accettare il nuovo ordine mondiale. L’esclusione della Russia denota quindi un’impostazione ideologica che le assegna a priori un ruolo di stato nemico, inventato dagli Stati Uniti  per legittimare la perdurante esistenza della NATO ed il controllo sull’Europa. Ciò nonostante molti paesi europei, fra cui la Germania, hanno intrattenuto con la Russia importanti relazioni commerciali. L’approvvigionamento di indispensabili idrocarburi e cereali a buon prezzo rendeva vantaggiose le importazioni dalla Russia creando però forti attriti con gli Stati Uniti per due motivi: in primo luogo essi avrebbero preteso di essere i soli venditori di tali  prodotti  (compreso il grano  geneticamente modificato)anche se a prezzi abbastanza superiori a quelli russi, in secondo luogo la Russia, come già affermato, deve essere isolata, messa in crisi e non agevolata consentendole di  realizzare  sostanziosi guadagni. Anche se con crescenti contrasti e con alcune insofferenze nei confronti degli USA, l’UE riesce ancora (soprattutto per merito dell’Italia e di diversi stati dell’Europa dell’Est, che sono filoamericani a prescindere dalla loro politica)  a continuare un’attività complementare alla NATO.

      Il perno fondamentale su cui poggia il sistema dell’Unione Europea è la Banca Centrale Europea (BCE) operante secondo i criteri della globalizzazione e della dipendenza dalla finanza internazionale condizionata dagli USA. Essa gestisce la politica economica e monetaria degli stati europei che si sono privati della loro  sovranità monetaria per  adottare la moneta unica dell’euro. Tale moneta è stata introdotta spacciandola come indispensabile per il mantenimento o il ristabilimento di una positiva condizione economica, agevolando gli scambi, assicurando stabilità agli stati più deboli e costituendo la premessa per una auspicata unità politica. I fatti hanno dimostrano che, come era prevedibile, le condizioni  di molti stati aderenti all’euro non sono migliorate ma peggiorate (vedi Grecia) e il loro debito pubblico si è aggravato. Inoltre nessun progetto economico può essere attuato senza Il benestare della Banca Centrale che fornisce risorse con tassi d’interesse esorbitanti ponendo condizioni ricattatorie che consistono sistematicamente nel dover adottare  privatizzazioni (a vantaggio delle multinazionali e delle banche), modificare  leggi nazionali e addirittura le costituzioni degli stati. I fatti hanno dimostrato che gli stati europei che non hanno adottato la moneta unica, cioè Albania, Bosnia, Bulgaria, Islanda, Croazia, Norvegia, Polonia, Svezia, Svizzera, Ungheria, non sono in linea di massima in condizioni peggiori degli stati aderenti all’euro.

L’indispensabilità dell’euro non ha pertanto alcun fondamento nella realtà, ha solo lo scopo d’inserire il maggior numero possibile di stati europei in un sistema finanziario controllato dal Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale fortemente condizionati dagli USA.

      Che l’Unione Europea abbia una funzione sussidiaria alla NATO e quindi alla politica degli Stati Uniti lo ha  dimostrato anche la guerra tuttora in corso fra Russia ed Ucraina. L’Unione Europea è stata pesantemente coinvolta nel conflitto dall’imposizione  di sanzioni insensate alla Russia e dal  massiccio invio all’Ucraina di aiuti, in particolare di armi. In tal modo  per ritorsione essa ha dovuto subire  una gravissima crisi energetica (conseguente all’esclusione del gas russo) ed  economica che ha messo in grande difficoltà le produzioni industriali ed ogni altra attività imprenditoriale.

 

 

                                                                       *   *   *   *   *

 

      Se all’attuale sudditanza dell’Europa verso gli USA, ed alle concomitanti politiche autolesionistiche adottate per compiacere il nostro potente alleato, aggiungiamo il degrado culturale ed etico dovuto all’imposizione di un’ideologia comunitaria anticristiana e libertina, in linea con le tendenze della globalizzazione e dell’economia consumistica, si dovrebbe concludere che l’unità dell’Europa, nei modi con cui si è tentato di realizzarla, è stata sino ad ora il più efficace sistema per tenerla in una posizione subordinata impedendo agli stati europei  ogni possibilità di autonomo sviluppo e di libera realizzazione dei propri interessi. In tale situazione, malgrado la  propaganda di tutti i mezzi d’informazione, organizzati e coordinati da un’unica centrale, risulta evidente ( a chi non fosse ancora toccato dal generale sistema di corruzione  né dagli effetti deleteri del programmato calo dei livelli culturali delle popolazioni europee) che non può essere quello vigente il tipo d’unità europea che possiamo ritenere accettabile e di cui possiamo auspicare la sussistenza. Sono  pure farneticazioni quelle di chi pur condividendo sostanzialmente la critica suddetta ritiene che l’unica cosa che resti da fare sia il miglioramento ed il rafforzamento delle strutture politiche esistenti; un’ Europa più efficiente e più forte saprebbe meglio tutelare i propri interessi!  Il fatto è che gli Stati Uniti ( che occupano militarmente l’Europa) ,e i vassalli europei, farebbero di tutto  con le buone o con le cattive per vanificare tali propositi e  iniziative; l’unico miglioramento e rafforzamento consentito sarebbe solo quello funzionale al sistema esistente. Veramente frutto di fantasia inoltre l’idea di costituire un esercito europeo che darebbe  all’Europa la possibilità di accrescere la propria autonomia. Basta fare qualche ragionamento elementare per evidenziare l’assurdità di una simile proposta. Un esercito europeo che senso avrebbe mentre in Europa già esiste un esercito NATO a cui gli stati europei  aderiscono ed ubbidiscono? O forse si folleggia di un esercito europeo alternativo alla NATO che nascerebbe senza alcuna opposizione della NATO?

      La realtà è che questa Unione Europea in tempi di breve e media durata non può essere né smantellata né modificata. L’Europa che oggi abbiamo non è infatti solo conseguenza di una classe politica corrotta ma anche di popolazioni dalla cultura degradata che da svariati decenni si sono fatte  supinamente plagiare  da una propaganda a cui non si è saputo  contrapporre alcuna alternativa. Questa Europa Unita, unita non lo è affatto, è una costruzione artificiale basata sulla cancellazione delle culture e delle identità etniche dei vari popoli per attuare in maniera impositiva un’entità indifferenziata dominata da un oltranzismo  progressista nemico delle tradizioni e della storia, finalizzato ad un’innovazione forsennata che non ha nel passato  riscontro neppure tra i  peggiori giacobini.

      Se si vuole ancora auspicare un’Europa unita e sovrana, altra cosa da quella vigente, bisogna pensare ad un Europa del futuro non imminente, che si potrà avere solo quando si avrà coscienza che non si fa unità senza libertà. In definitiva si dovrà  sin d’ora combattere prima per la libertà dell’Europa e solo dopo organizzare una sua possibile e diversa unità.

       

 

28/10/2022                                  G.Occhini     

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